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I KARAMAZOV

DELLO SPITIRO, DELLA CARNE, DEL CUORE

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I Karamazov - 1. Due violenze (regia di Marinella Anaclerio)

I Karamazov - 1. Due violenze (regia di Marinella Anaclerio)

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I karamazov - 2. Le due insieme (regia di Marinella Anaclerio)

I karamazov - 2. Le due insieme (regia di Marinella Anaclerio)

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I Karamazov - 3. Arresto interrogatorio di Dmitrij Karamazov (regia di Marinella Anaclerio)

I Karamazov - 3. Arresto interrogatorio di Dmitrij Karamazov (regia di Marinella Anaclerio)

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I Karamazov - 4. Alesa e Lise sognano diavoli (regia di Marinella Anaclerio)

I Karamazov - 4. Alesa e Lise sognano diavoli (regia di Marinella Anaclerio)

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da I fratelli Karamazov di F.M.Dostoevskij

"E’ un giallo? Un romanzo filosofico? Una storia passionale? Una commedia nera? I fratelli Karamazov è un romanzo che sfugge ai generi e uno spettacolo da esso tratto non può che fare altrettanto. I fratelli Karamazov, ultimo romanzo di Dostoevskij, è anche la vetta più luminosa della sua ricerca artistica, umana, filosofica e religiosa, scritto in un momento in cui l’intero sistema di valori della società in cui viveva era entrato in crisi. E’ una Profonda ed Ampia riflessione in atto sul valore ed il significato della Responsabilità nella vita dell’uomo e del suo vivere civile. Se si potesse riassumere il percorso e la meta di tale indagine, si potrebbe dire che egli, come del resto la maggior parte dei suoi personaggi, per tutta la vita, dopo una fase gogoliana e ludica, ha cercato “l’uomo nell’uomo” e “il divino nell’uomo”.

Portare oggi sulle scene questo testo è per me riprendere con un altro linguaggio questa ricerca che a distanza di quasi un secolo e mezzo continua ad essere Necessaria. Il punto di partenza per la scrittura drammaturgica del romanzo è il tema della legge di causa ed effetto : un uomo per scommessa e per foia violenta una ragazzina, venticinque anni dopo il seme posto con quell’atto darà come frutto un assassinio. In tutta la prima parte si seminano pensieri parole ed azioni che nella seconda daranno frutti spesso inattesi. Il ritmo degli eventi è serrato ed inesorabile. Il tema della prima parte è quello della confessione: salotti, cucine o celle di convento che siano, all’ arrivo del fratello Alesa, diventano palcoscenico per l’esibizione di sentimenti ed ambizioni. Ad ogni passaggio il cammino si fa riflessione e partorisce nuove domande sul presente e sul senso di ciò che accade, inquadrato nella prospettiva della vita dell’umanità, incarnando la metafora del cammino-percorso di ricerca che termina con l’illuminazione del giovane al senso profondo della vita, dopo la morte del suo maestro. Ora è pronto ad affrontare l’assassinio del padre e tutto ciò che ne conseguirà.

Nella seconda parte al camminare di Alesa si unirà quello del fratello Ivan che è alla ricerca di se stesso, cioè dell’assassino. Smerdijakov,che è solo l’esecutore materiale dell’atto, prima di impiccarsi gli renderà il denaro rubato alla vittima, in fondo, come Giuda, non ha ucciso per quello. Trasversale la storia di Dmitrij che beve fino in fondo il calice della vita sbagliandosi e rialzandosi ogni volta con la determinazione di cercare sempre e comunque di essere un uomo degno di tale definizione. In questa seconda parte la platea viene chiamata a giudicare non solo un presunto parricida, ma anche a riflettere sul significato etico profondo della paternità nel microcosmo della famiglia e nel macrocosmo che è lo stato. Sottolineava Gadda quanto i Russi fossero capaci di grande devozione al “padre” ma anche di unirsi per di ucciderlo se tradisce. Nella scrittura ho tentato di dare corpo scenico, dunque azione, alla lunga teoria di domande che Dmitrij Ivan ed Alesa Karamazov pongono a sé stessi e tra loro in modo cocente e coerente. La grazia della fede, la paura di perdere la fede, l’invidia per chi ha fede: “va la tua fede ti ha salvato”, salvato da cosa? e cos’è la salvezza, per ciascuno di noi ora, in questo momento? Aver fede salva? oppure ciò in cui hai fede ti salva? ”Troppi enigmi opprimono l’uomo sulla terra” esclama Dmitrij sopraffatto dalla lotta interiore. E la bellezza? E’ un dono o una maledizione? E’ incentivo alla grazia o tentazione alla perdizione? “No, l’uomo è troppo vasto, io lo restringerei “ concludeDmitrij durante la sua confessione al fratello Alesa. Satana, ovvero l’avversario, è sempre in agguato...nemico fedele o amico necessario...? Di cosa ha bisogno l’uomo per essere felice? L’ uomo può essere felice? L’uomo vuole essere felice?"

Marinella Anaclerio

Scritto e diretto da Marinella Anaclerio

Con Flavio Albanese/Fulvio Cauteruccio (Ivan F. Karamazov), Alberto Bellandi (Rakitin), Titino Carrara (Padre Zosima), Giovanni Costantino (AlekseijF.Karamazov), Melissa DiMatteo (Fenja), Pietro Faiella (Igor Horvat Smerdijakov), Elisabetta Fusari/Anna Ferzetti /Sandra Toffolatti (Grusen’ka), Carla Guido/ Alessandra Schiavoni (M.me Cochlakova), Roberto Mantovani (Fedor P.Karamazov), Marit Nissen (Katerina Ivànovna), Totò Onnis (Dmitrij F. Karamazov), Cristina Spina (Lise), Enzo Toma (Miusov)

Scene Pino Pipoli
Costumi Stefania Cempini da un’idea di Ursula Patzak
Progetto Luci Pino Ruggiero
Musiche a cura di Paolo Daniele e Marinella Anaclerio
Regista Assistente Alberto Bellandi
Assistente scenografo Marta Marrone
Assistente al progetto Melissa di Matteo
Preparazione cori Ida Decemvirale
Assistente regia Alberto Brichetto
Direttore di scena Riccardo Mastrapasqua
Sarta Norma Rega
Elettricista Mattia Vigo

In collaborazione con Teatro e Società, Comune di Bari -Uff. Grandi Eventi, Diaghilev, Regione Puglia Assess. al Mediterraneo, Mittelfest 2010.

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Scheda Tecnica

RECENSIONI

I Karamazov - 6. Le due nella cella del condannato (regia di Marinella Anaclerio)

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